Chiunque quest’anno abbia incontrato il Napoli ha imparato a convivere con almeno un paio di aspetti del calcio proposto dagli uomini di Conte: la mobilità in fase di costruzione, e gli scambi di posizione. Per cui, anche Italiano ha focalizzato la preparazione del piano-gara sui princìpi di base sviluppati dagli azzurri. Vi è quindi un filo conduttore nei comportamenti difensivi del Bologna, incentivati ovviamente dagli spostamenti effettuati dalla controparte per conquistare spazio in avanti. Il primo aspetto da evidenziare sono le rotazioni laterali organizzate dall’Uomo del Salento, che coinvolge sempre tre interpreti, funzionali a disegnare la figura geometrica del triangolo. Determinando il più delle volte favorevoli situazioni di 3 vs 2, in cui il “terzo uomo” diventa devastante; specialmente se a “rafforzare” la catena provvede la presenza di Lukaku che agisce da pivot.

In effetti, grazie agli interscambi, la squadra partenopea, riesce a mantenere tale struttura, generando densità in fascia con tante risorse: Di Lorenzo, pur partendo nominalmente da terzino, si accentra, collaborando attivamente con Lobotka nella risalita dal basso. Mentre Anguissa invece di convergere a sostegno, si defila, portandosi via l’uomo, costretto a doverlo seguire e perciò attirato fuori zona. Sul lato opposto, si alza Olivera, occupando internamente l’half space, muovendosi praticamente alle spalle della mediana felsinea, trasformandosi in una sorta di raccordo, qualora fosse necessario ribaltare il fronte, cambiando gioco. Evidente l’intenzione di creare soluzioni a due altezze di campo. Con il capitano che si associa al pivote slovacco per contrastare la pressione iniziale esercitata dai bolognesi.

45′ di piena dominanza azzurra

A garantire efficacia al possesso, l’idea di andare poi in verticale, attaccando continuamente lo spazio con uno dei protagonisti della catena. Perché anche gli esterni offensivi (Politano e Neres) non si limitano a lavorare aperti alla massima ampiezza, isolati nel classico uno contro uno. Anzi, a testimonianza dell’occupazione variabile delle diverse zone di campo, tagliavano per disorganizzare il blocco difensivo predisposto da Italiano, invadendo la trequarti dei padroni di casa. Obbligando il Bologna ad una risposta per adattarsi alla giocata, e reagire immediatamente per coprire la profondità. In questo contesto, la rete di Anguissa per l’1-0 ha trovato impreparati gli emiliani, incapaci di assorbire un trigger codificato tatticamente dal Napoli: ingiocabile l’inserimento del camerunese.

Italiano voleva chiudere le linee di passaggio centrali, indirizzando con il pressing la manovra degli ospiti prevalentemente sulle fasce. Là il capitano azzurro è un maestro nell’applicare in modo brillante il “passo e mi muovo”. Bisogna riconoscere pure i meriti delle mezzali, brave a destabilizzare la disposizione sottopalla dei felsinei, accompagnando l’azione. Producendo al contempo ulteriori opportunità per farla progredire: McTominay e Anguissa si fanno vedere in “zona luce”, proponendosi uno per lo smarcamento sul breve nel corridoio intermedio; l’altro scaglionandosi in diagonale rispetto al possessore, fornendo una valvola di sicurezza per guadagnare campo.

Italiano l’ha preparata bene

Il Napoli ha puntato tutto o quasi sulle rotazioni posizionali per muovere gli avversari, portarli fuori zona di competenza, al punto da distanziarli tra loro e minarne la compattezza. Ma come ha affrontato Italiano tutto questo?

Mantenendo le distanze giuste, e sollecitando i suoi nel tendere un agguato su tutti i riferimenti. La strategia dunque era quella di pressare in zona ultraoffensiva per soffocare la costruzione avversaria, impedendo agli azzurri di uscire palleggiando dal basso. Per cui si accorciava in avanti sul playmaker, con Odgaard vicino al limite d’area a schermare i difensori centrali, chiudendo soluzioni di gioco semplici verso Lobotka. Nel frattempo, Orsolini e Ndoye scivolavano di conseguenza, aggredendo i terzini. Con Freuler ed Aebisher celeri a seguire le mezzali, accoppiandosi con Anguissa e McT.

Insomma, Italiano ha imposto alla sua difesa di mettere i piedi sulla linea di centrocampo. Chiara la volontà di togliere costantemente tempo e spazio alla squadra partenopea, “rompendo” in avanti, inibendo ricezioni pulite e giocate ragionate. A fare la differenza, allora, la proverbiale qualità tecnica usata dal Napoli per sottrarsi all’aggressività altrui. Per cui, una volta saltata la prima linea di pressione, diventava semplice sciamare in avanti. Con Lukaku abile a convertire la transizione, tenendo in post contro Lucumi. E dopo, dando area al possesso. Ecco che il giropalla iniziava magari a destra e si chiudeva con un ribaltamento sul fronte opposto, invadendo la trequarti e saturando l’area di rigore con ben cinque uomini.

Juan Jesus e Scuffet sugli scudi

La ripresa vede il solito Napoli (chissà perché…) abbassarsi notevolmente, ergo concedere all’avversario di turno un mucchio di territorio. Il Bologna ne ha approfittato, spingendo con ritmo e generosità sull’acceleratore. Sontuosa l’azione che ha portato al pareggio di Ndoye, premiato dal movimento dietro Di Lorenzo di Odgaard, e relativo cross tagliatissimo. L’atteggiamento difensivo degli azzurri, teso a controllare gli spazi e non subire imbucate, ha favorito l’arrembaggio rossoblù. Non a caso, a quindici minuti dalla fine, Italiano ha provato a vincerla, inserendo Castro, Cambiaghi e Domínguez. In questo scenario da assedio, ragguardevole l’intensità espressa da Juan Jesus – schierato a sorpresa titolare causa defezione dell’ultima ora di Buongiorno – nello spezzare l’allineamento, uscendo con decisione su Dallinga; de facto, annullato. A proposito di marcare egregiamente: pure sul neoentrato centravanti argentino, protagonista del forcing finale, il difensore centrale brasiliano è stato impeccabile. Lui ed il riflesso salvifico di Scuffet al 90’ sulla sassata di testa di Holm, consentono al Napoli di resistere e strappare un punticino. Buono ad alimentare la rincorsa alla capolista Inter. Però quanta sofferenza nel secondo tempo, lecito chiedersi perché la squadra abbia reagito alla grande pressione manifestata dal Bologna solamente nel recupero!

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