foto Antimo Piccirillo

Nel Napoli impegnato in una lotta serrata per tenere testa all’Inter Giacomo Raspadori si sta ritagliando un ruolo importante. Bravo a cogliere immediatamente l’occasione che gli si è presentata davanti nel momento in cui Conte, spinto dalla necessità, nel mezzo dell’emergenza perenne causa infortuni, ha scelto di tornare all’antico, rispolverando il 3-5-2. Così da assecondare la naturale propensione dell’ex Sassuolo nel muoversi da seconda punta “pura”, e provare a raggiungere un traguardo che in estate appariva inimmaginabile. Ma la classifica ormai è diventata troppo ghiotta per non lasciarsi ingolosire. In questo scenario, dunque, si inserisce l’occasione irripetibile offerta dall’Uomo del Salento a Jack. E lui, come ogni buon talento che si rispetti, messo di fronte a un bivio, tra rimanere un prospetto in divenire e assumersi certe responsabilità, ha deciso di misurare il livello delle sue stesse ambizioni.

Insomma, al netto dei gol realizzati contro Lazio e Como, nelle ultime settimane la carriera di Raspadori sta avendo indubbiamente una scossa positiva, che ha portato subito buoni frutti sul piano del gioco prodotto dagli azzurri. In effetti, piuttosto che accusare l’onere di dover partecipare attivamente a consolidare il possesso, ed al contempo muoversi per supportare Lukaku, si è esaltato, puntando proprio questa doppia attitudine. Finendo per trasformarsi in una risorsa imprescindibile per la squadra; vero riferimento offensivo, con e senza palla. D’altronde, parliamo di un calciatore che non ha difficoltà a sacrificarsi per i compagni. Anzi, non si risparmia quando si tratta di abbassarsi tra le linee per cucire la manovra collettiva. Alla faccia di chi pensava potesse cambiare squadra già a gennaio, attualmente Raspadori è inamovibile in coppia con Big Rom.

Duttilità o confusione…

Per questo motivo è complicato non fare considerazioni critiche sulle tante (forse davvero troppe) zone occupate in campo la passata stagione. I tre allenatori che si sono alternati senza alcuna fortuna sulla panchina del Napoli l’hanno impiegato praticamente in qualsiasi ruolo dalla trequarti in su: da esterno – destro o sinistro – del tridente offensivo, oppure da trequartista.

Ragion per cui veniva posizionato sul lato mancino dell’attacco, a piede invertito, dove poteva far proseguire l’azione, convergendo e tagliando centralmente col destro. In alternativa, sul versante opposto, chiamato a gestire gli uno contro uno, e poi andare al cross.

Altro che duttilità, è sembrata più confusione tattica. E probabilmente ha contribuito a mettere Raspadori nelle condizioni di dare il peggio di sè. Per onestà intellettuale, bisogna riconoscere che anche con Conte le cose non sono cambiate granché. Al punto che era finito ai margini delle rotazioni, talvolta persino schierato da mezzala. Non esattamente lo slot ideale, nonostante fosse una situazione emergenziale.

Imprevedibilità e varianti

Come detto, oggi Raspadori riesce ad associarsi perfettamente con Lukaku, convertendo il Napoli ad uno sviluppo più lineare, nel tentativo di risolvere finalmente ogni problema di sterilità offensiva. Finora i partenopei si sono appoggiati prevalentemente sulla fisicità del numero undici. Dettaglio da non sottovalutare: lavorando stabilmente dietro il centravanti, Raspa (come lo chiama affettuosamente Spalletti) può esprimere le sue qualità migliori, tipiche del giocatore creativo e autosufficiente. Infatti, grazie a letture individuali sempre puntuali, aggiunge dosi massicce di imprevedibilità, poiché è arduo sottrargli il pallone nello stretto.

Inoltre, aggredendo in avanti gli “half spaces”, diventa una preziosa variante alla profondità con cui il belga allunga la retroguardia avversaria. In definitiva, assieme, Romelu e Giacomo non solo parlano il medesimo idioma calcistico. Ma completandosi, garantiscono un aumento esponenziale di pericolosità negli ultimi sedici metri: uno può trascorrere maggior tempo a ridosso dell’area avversaria, mentre l’altro rappresenta una minaccia a varie altezze di campo.

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