foto Antimo Piccirillo

L’esordio dal primo minuto di Rafa Marín contro il Monza è stato incoraggiante, al netto di tutti i pessimisti, che si disperavano nel momento in cui il campionato di Juan Jesus si concludeva al 72’ di Napoli-Empoli, causa infortunio muscolare. Con Buongiorno ancora fermo ai box, infatti, Conte avrebbe dovuto ricorre alla quarta scelta in organico per lanciare il rush finale nella corsa scudetto. E invece in Brianza l’ex Real Madrid ha dimostrato di poter essere una valida risorsa, piuttosto che l’oggetto misterioso apparso fino a quel momento, al punto da candidarsi per una maglia anche domenica sera, nonostante Buongiorno non voglia assolutamente mancare alla “sua” partita del cuore. E contro il Torino spera di accomodarsi almeno in panchina.

Insomma, sembra davvero che Rafa Marín voglia cambiare l’inerzia della sua stagione, caratterizzata solo da scampoli di Serie A. Un minutaggio risicatissimo, nonostante le aspettative fossero ben altre. E forse esercitavano una pressione a tratti insostenibile. Questione di spazi da conquistarsi e gerarchie consolidate. Oggi lo spagnolo manda un segnale di affidabilità a compagni e allenatore: la dimensione del panchinaro comincia ad andargli decisamente stretta. Perciò si è presentato contro Dani Mota o Caprari vincendo ogni duello, con gran fisicità (dall’alto dei suoi 191 centimetri), dominio in marcatura e attenzione nelle preventive. Ci voleva una prestazione del genere per gratificare la pazienza del canterano madrileno, rilanciandone le ambizioni e convertendolo da semplice comprimario a coprotagonista, nuovamente sotto la luce dei riflettori. Era la classica prova del nove, superata a pieni voti. E lui non s’è fatto pregare, palesando indubbia consistenza difensiva e personalità, da ripetere pure al cospetto di Sanabria e Ché Adams.

Del resto, era veramente inspiegabile come mai il classe 2002 stentasse così tanto all’ombra del Vesuvio, dopo l’esperienza entusiasmante maturata con l’Alavés. Soltanto un anno fa stregava la Liga con 33 presenze, di cui 27 da titolare. Un talento difensivo dal potenziale enorme, dunque, tale da spingere il Napoli ad acquistarlo a titolo definitivo per la “modica cifra” di 12 milioni di euro. Oltre a fargli sottoscrivere un contratto quinquennale, sintomo di fiducia e stima (quasi) incondizionata. Nondimeno, le Merengues credono talmente nelle sue possibilità di affermarsi ai massimi livelli, da pretendere dal club azzurro una clausola di recompra, esercitabile nelle estati del 2026 (per 25 milioni) oppure del 2027 (per 35 milioni), garantendosi sostanzialmente una sorta di “controllo” triennale sul centrale. E’ per questo che al mercato di gennaio la direzione sportiva partenopea non ha nemmeno preso in considerazione l’idea di cederlo in prestito, valutando e poi accantonando le richieste di Como e Villarreal. Pensando magari alla eventuale plusvalenza da realizzare nel prossimo futuro.

Nel frattempo, Rafa Marín intende approfittare dell’assenza di Buongiorno, trasformandola in una irripetibile occasione di chiudere il suo primo anno in azzurro in netto crescendo. Intanto, grazie a una forza mentale non da poco, sta raccogliendo – seppur temporaneamente – l’eredità proprio dell’ex capitano del Torino. Mandando al contempo un messaggio forte e chiaro a chiunque pensasse fosse esclusivamente un “raccomandato di lusso”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Please follow and like us:
Pin Share
Facebook
YouTube