(ANSA) – NAPOLI, 25 FEB – Uniti per squarciare il velo di accondiscendenza che troppo spesso cela le violenze della vita
tra detenuti. Da questo presupposto parte l’intesa siglata nel gennaio u.s. dal Direttore generale dell’ASL Napoli 1 Centro,
Ciro Verdoliva, dal Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, e dal
Provveditore del PRAP della CAMPANIA, Lucia Castellano – i cui primi risultati sono stati presentati dagli interessati questa
mattina nell’ambito del convegno tenutosi nella sala Bisaglia del ex OP Leonardo Bianchi. L’accordo definisce un
protocollo operativo da seguire – con procedure a carico del personale sanitario e procedure destinate alla polizia penitenziaria – con l’obiettivo di individuare tempestivamente eventuali fatti violenti mascherati da incidenti casuali. Dietro un livido, una contusione o una ferita che potrebbe sembrare banale possono esserci diverse cause che devono essere esaminate e trattate con la massima rapidità ed efficacia, in modo da fornire all’autorità giudiziaria in tempi serrati la fotografia più fedele e chiara di quanto accaduto. In questo modo, nei casi più gravi, il pubblico ministero viene messo in condizione di assumere la direzione delle indagini immediatamente. I traumi fisici e psichici riportati dai detenuti all’interno degli istituti penitenziari sono, non di rado, sintomatici di una fenomenologia criminale più ampia (estorsioni, risse, tortura, violenza sessuale) ovvero di forme di sopraffazione che sottendono l’avvenuto instaurarsi di intollerabili situazioni di gerarchia “sociale”, con l’assunzione da parte di taluni detenuti di posizioni di vertice e la conseguente condizione di sudditanza di altri,
determinando un capovolgimento delle finalità proprie della detenzione. In particolare, sono due i canali d’azione previsti dal protocollo: il primo riservato ai medici, il secondo alla polizia penitenziaria. Tra i compiti dei medici: “valutare, basandosi su dati oggettivi, la compatibilità delle lesioni rilevate con la dinamica riferita dall’interessato, soprattutto ove questa sia asseritamente ricondotta a cause accidentali”. In caso di discordanza, i medici provvederanno a segnalare il caso per l’attivazione delle necessarie procedure di verifica. Tra i compiti degli agenti: in caso di lesioni, attivarsi immediatamente ed efficacemente per ricostruire quanto accaduto. Questo in estrema sintesi, ma il protocollo d’intesa prevede nel suo complesso dettagliate procedure che consentiranno al personale medico e agli agenti della polizia penitenziaria di affrontare in modo proattivo e risolutivo ogni possibile caso dubbio, così da combattere le situazioni di disagio che troppo spesso sfociano in atti estremi da parte dei detenuti. Il tema è stato approfondito con gli interventi, oltre che dei sottoscrittori, di Patrizia Mirra (presidente del Tribunale Sorveglianza Napoli), di Simona Di Monte (Procura aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Napoli), di Giulia Russo (direttore C.P. “P. Mandato” Secondigliano Napoli), di Stefano Martone (direttore “G. Salvia” Poggioreale Napoli), di Lorenzo Acamora (direttore U.O.C. Tutela della Salute negli Istituti Penitenziari Asl Napoli 1 Centro), di Pierluigi Rizzo (dirigente di PP Comandante , NIR PRAP CAMPANIA), di Francesco Maiorano (primo dirigente di PP. Comandante del Reparto C.C. di Napoli

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