foto Antimo Piccirillo

Per il Napoli la gestione del risultato si sta rivelando un grosso problema nel momento attuale della stagione. Un fattore “di rischio”, l’incapacità di amministrare i secondi 45’ di gioco, che potrebbe anche costare lo scudetto. Lecito, allora, chiedersi da cosa dipendano tutte queste difficoltà.

In primis, appare evidente, l’impoverimento tecnico della rosa dopo il mercato invernale. Gli azzurri ne sono usciti decisamente indeboliti. Al netto di inutili speculazioni sulla cessione di Kvaratskhelia, bisogna sempre tenere presente quanto la partenza del georgiano abbia impoverito la squadra in termini di fantasia e giocate risolutive. Col 77 mettevi il pallone in cassaforte: ti affidavi a lui le volte che l’avversario pressava in maniera aggressiva, perché a suo agio in situazione di uno contro uno. Forte fisicamente, con fondamentali superiori alla media e colpi visionari, era capace di “scroccare” quelle punizioni che rallentano il pressing asfissiante, e danno la giusta pausa per rifiatare quando le idee si annebbiano.

Neres è sicuramente un profilo in grado di aiutare in fase di palleggio, poiché offre garanzie in isolamento grazie a sublimi controlli orientati. Del resto, pur se utilizzato col contagocce fino a gennaio, aveva dato comunque sensazioni positive. Però s’è infortunato al soleo proprio al culmine di un graduale processo di crescita, che lo stava rendendo centrale e imprescindibile nel calcio implementato da Conte. Forte quindi la sensazione che il brasiliano, una volta rientrato tra i titolari, fatichi a dominare come prima. In questo scenario latitano le alternative: Ngonge rimane un oggetto misterioso. Sostanzialmente evanescente il suo contributo finora.

Mazzocchi, tutto corsa e sacrificio

Ecco spiegato il motivo per cui Mazzocchi è diventato utilissimo, nonostante palesi limiti tecnici non indifferenti. Che prova a compensare con una maniacale applicazione nei compiti assegnatigli: stasera dovrà sostituire lo squalificato Di Lorenzo, occupando il suo ruolo naturale. Tuttavia, non raramente è subentrato a Politano, ridisegnando il Napoli con un modesto laterale, tutto corsa e sacrifico, schierato all’ala, in luogo di un esterno offensivo ipercinetico, dall’indole assai qualitativa.

Contro l’Empoli, dunque, i partenopei dovranno fare a meno del loro capitano, cioè una delle chiavi principali del gioco, incaricato di coprire la fascia destra, nonché garantire soluzioni alternative al classico palleggio interno. Un’assenza grave, perché complicato sia surrogare le letture di un laterale abile come pochi a posizionarsi a metà tra esterno e terzino avversari, obbligandoli a continui adattamenti, per stabilire se sia meglio uscire alti piuttosto che assorbirne gli inserimenti. Ed al contempo rinunciare al protagonista delle rotazioni, che entra dentro il campo, facendosi coinvolgere attivamente nella costruzione assieme alla mezzala di parte.

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