Con la terza vittoria consecutiva la Juve Stabia continua a inseguire il sogno playoff. Dopo aver battuto una Salernitana in rottura prolungata, infatti, le Vespe si attestano al quinto posto. E guardano con rinnovato entusiasmo al futuro. Che al contrario appare davvero drammatico per i granata, desolatamente penultimi. Col baratro della retrocessione ormai spalancato sotto i piedi. L’accesso alla post-season comincia a entrare dunque nel vivo. In teoria, dovrebbe logorare squadre meno avvezze a queste latitudini. Per cui, qualsiasi partita può trasformarsi nel classico passo falso, che la concorrenza dei gialloblù attende speranzosa. D’altronde, per sua stessa essenza, il derby è una gara a sé stante. E poco importa che gli uomini di Breda abbiano dimostrato di non essere così fragili mentalmente, nonché lacunosi o inconsistenti sul piano del gioco, come invece certifica la classifica.
Insomma, la Juve Stabia ha barcollato al cospetto di una Salernitana che sembrava potesse avere a tratti le armi per controllarne efficacemente le sfuriate. La squadra di Pagliuca è riuscita comunque a creare i soliti grattacapi all’avversario, dilatando ai rivali lo spazio tra centrocampo e difesa grazie ai movimenti in profondità della coppia là davanti. Candellone e Adorante impanicavano Ruggeri, Ferrari e Lochoshvili, costringendoli ad abbassarsi per seguirli e limitare i danni negli ultimi sedici metri, assorbendone gli strappi. Così da generare un buco tra le linee, tale da consentire a Piscopo di ricevere liberamente sulla trequarti.
Perché a Verde e Tongya mancava la necessaria lucidità e voglia di sacrificarsi per scivolare all’indietro, mantenendo le distanze corte ed il blocco sottopalla compatto e ordinato. Quando i padroni di casa verticalizzavano verso Floriani Mussolini o Fortini, aperti alla massima ampiezza, oppure scaricavano sui riferimenti offensivi più avanzati, era sempre Piscopo a offrirsi per la sponda degli attaccanti, obbligati alla giocata “a muro” con l’uomo addosso. Lo stesso valeva se l’ex Pordenone doveva scivolare in orizzontale, per dialogare sul breve con gli esterni.
Probabilmente l’espulsione di Njoh ha suggerito a Breda una maggiore cautela. Tant’è che il tecnico granata lascia Verde negli spogliatoi, preferendogli Corazza. Un cambio conservativo, che però contribuisce ad arretrare ulteriormente il baricentro degli ospiti. Peccato che abbassarsi troppo contro una squadra in fiducia diventi assai rischioso. Del resto, il senso di urgenza legato alla possibilità di giocare tutto il secondo tempo in superiorità numerica porta la Juve Stabia ad impadronirsi del gioco, schiacciando i granata nella loro metà campo. Lì sono stati bravi proprio gli esterni, capaci di determinare situazioni vantaggiose, smarcandosi per ricevere. O tagliare alle spalle della linea difensiva. Come in occasione del gol di Fortini: inammissibile la dormita generale della retroguardia salernitana, che lascia sguarnita la zona del secondo palo, con nessuno a “chiamare” l’inserimento. Ma il ragazzino cresciuto nella Fiorentina arriva da dietro col giusto timing. Alimentando un sogno che profuma sempre più di meritato, seppur inaspettato, traguardo post stagionale.
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