Il viaggio di Victor di Nicolas Bedos (versione italiana Monica Capuani) con la regia di Davide Livermore è senza dubbio un lavoro coraggioso. A sapere prima che oltre ad esserci solo due attori, i quasi 100 minuti dell’opera si svolgono praticamente senza nessun tipo di scenografia e che i due interpreti, Linda Gennari e Antonio Zavatteri si muovono poco o nulla sulla scena, quanti andrebbero al teatro per vederlo?
Alzi la mano chi sarebbe convinto di andare a vedere un lavoro del genere, siamo certi che di mani alzate dinanzi ai nostri occhi ne vedremmo pochissime. Detto questo aggiungiamo che chi alzasse la mano e poi andasse al teatro farebbe una scelta intelligente. Si tratta di un lavoro che merita di essere visto.
Il dialogo tra i due è un crescendo. Anche se il finale è forse un po’ scontato, il lavoro si lascia seguire. Di pesante c’è la storia, con lui, Victor, che dopo un incidente non ricorda assolutamente nulla del suo passato. E’ assistito da una donna che solo nel finale svela la sua identità. Ora non raccontiamo tutta la trama altrimenti se c’è qualcuno che avesse intenzione di andare a vedere l’opera perderebbe il gusto, per quanto, lo ribadiamo, il finale è un po’ scontato. Ma arriva dopo un susseguirsi di emozioni che tengono il pubblico attento. Al Mercadante durante la prima non si sentiva volare una mosca, un silenzio clamoroso, sintomo dell’attenzione generale.
Magari alla fine il pubblico era anche un po’ ancora scosso, magari gli attori avrebbero meritato un applauso più pieno. Ma quando si porta in scena un lavoro del genere si può anche mettere in conto una cosa del genere. Ma che il lavoro sia piaciuto lo si è capito dall’attenzione col quale è stato seguito.
Bravissimi i due protagonisti, capaci di tenere la scena per 100 minuti, senza scenografia, tranne una specie di maxi schermo alle loro spalle. Ma come per i movimenti degli attori anche lo schermo era un di più, serviva solo a movimentare, poco, la scena.
Bravo il regista, capace di mettere su un lavoro complicato come raramente si vede. Bravo l’autore, che a prescindere dalla sua giovane età, ha dimostrato anche precedentemente le sue qualità. Bravo soprattutto chi ha prodotto lo spettacolo, investendo tempo e denaro, il Teatro Nazionale di Napoli ed il Teatro Nazionale di Genova. La loro è stata una scelta davvero coraggiosa, Ma alla fine si è rilevata una scelta vincente.