Il Napoli voleva mandare un messaggio inequivocabile alla capolista Inter. Perciò la partita con l’Empoli era un’occasione d’oro per dimostrare forza e maturità. Ed i padroni di casa non se la sono lasciata sfuggire. Serviva personalità per scardinare il sistema approntato da D’Aversa, pensato apposta per condizionare il gioco ai partenopei. L’architrave su cui si fondava il piano dei toscani prevedeva una difesa posizionale prolungata, dove i tre difensori davano il meglio, non concedendo mai la parità numerica a Lukaku. Ed un centrocampo in cui ciascuno si accoppiava con l’uomo di riferimento, strutturando un solido sistema di marcature a tutto campo.

A rendere ancora più intelligibile l’approccio tattico empolese, la strana coppia FazziniCacace a lavorare tra le linee. Il neozelandese, nominalmente un terzino, ondeggia tra il corridoio intermedio di sinistra, assai vicino a Esposito per supportarlo offensivamente. Dunque, scivola sottopalla in fase difensiva, ridisegnando lo schieramento in un 4-5-1, in virtù della scalata di Pezzella. Con il terzetto in retroguardia che scivola conseguentemente, mettendosi a quattro. Mentre l’altro trequartista è deputato a pedinare ovunque Lobotka, spetta al talentuoso 2002, cresciuto nel settore giovanile dell’Inter, il compito di fare da valvola per sfogare eventualmente in transizione, e tenere comunque in apprensione gli avversari. Davvero visionario il tiro al volo da oltre 25 metri con cui Esposito chiama al salvifico volo plastico Meret al 39’.

Mazzocchi devastante

Insomma, D’Aversa aveva creato i presupposti per girare la serata sui canoni a lui prediletti. In effetti, il Napoli ci ha messo un po’ a trovare le misure. Del resto, nelle ultime settimane era riuscito spesso nell’impresa di farsi mettere sotto da chi, pressando in maniera asfissiante, lo obbligava a retrocedere notevolmente il baricentro, attestandosi su altezze di campo medio-basse. Al contrario, le volte che gli azzurri hanno messo la gara sull’intensità, il dominio territoriale era evidente. Per cui grande era la curiosità sull’atteggiamento degli uomini di Conte, consapevoli che solo alzando il ritmo, avrebbero inclinato subito il match a loro favore.

L’idea dell’allenatore salentino era di far cominciare l’azione con una paziente costruzione, funzionale ad attirare la pressione avversaria, e dopo cercare l’uomo libero alle spalle. Ovvero, sviluppare la manovra sfruttando le catene laterali. Mancando Di Lorenzo, Mazzocchi s’è adattato con grande abnegazione. A vederlo, il terzino originario di Barra sembra avere decisamente limiti tecnici. Veicolando la sensazione di essere un pesce fuor d’acqua a questi livelli. Eppure, sopperisce con abnegazione e fisicità, facendo sempre la cosa giusta. Una chiara risposta a chi magari immaginava che stasera ci fosse maggiore qualità e dinamismo a sinistra. Invece, da destra che passano quasi tutte le azioni pericolose. Pregevole, infatti, la fluidità posizionale, con cui la squadra lega la risalita dal basso alla fase di consolidamento del possesso. Le continue rotazioni tra Mazzocchi e Politano, aperto alla massima ampiezza, creano le opportunità per usare Lukaku come “terzo uomo”. Sul versante opposto è McTominay a esaltarsi nelle vesti di invasore dello spazio dietro il centrocampo empolese, nello spazio tra Gyasi e Grassi.

Lukaku-McT ingiocabili

L’utilità di sovraccaricare la fascia si nota in particolare quando l’ex Manchester United occupa l’half-space, con Lukaku che funge da vertice, muovendosi tra i due difensori centrali. Lo scaglionamento consente al Napoli di valorizzare la mobilità dei suoi interpreti, esplorando efficacemente la profondità. Perché il belga si smarca con il classico “lungo-corto”, con cui genera separazione. Quindi viene incontro, per dialogare con McT, che ovviamente diventa il primo sostegno di Big Rom.

L’azione dell’1-0 è la somma di quanto detto finora: si parte da una costruzione dal basso, da cui scaturisce una verticalizzazione: il numero undici si muove benissimo, vince il duello individuale. Ergo, copre il pallone e serve l’imbucata. Lo scozzese riceve con molto spazio davanti, affonda in conduzione, e arma il tiro. La sassata diventa la ciliegina sulla torta cucinata magistralmente dagli azzurri.

Nella ripresa il Napoli continua a palleggiare con pazienza, aspettando solamente il momento giusto per colpire. Senz’altro la scelta di essere più verticali costringe i toscani a ripiegare, alimentando la fiducia della squadra di Conte, in grado di spostare il pallone al suono del tradizionale avanti-indietro-dentro. Le volte che l’Empoli sale ad aggredire, tentando di minacciare il palleggio allora la strategia suggerisce di stimolare Meret per andare direttamente sul centravanti: trigger funzionale ad attivare proprio il rimorchio di McTominay a caccia delle seconde palle. La squadra partenopea   finisce per avere stabilmente il fronte offensivo nella trequarti altrui; perciò il raddoppio di Lukaku, lesto nel girare in rete un pallone vagante in area, e il 3-0 ancora di McT sono il frutto di una precisa disposizione, dove tutti sono idealmente al posto giusto. E ricordano al campionato che questo gruppo ha il carattere per giocarsi il titolo fino in fondo.

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