Conte riflette, la sosta per le nazionali probabilmente gli ha fatto sorgere un dubbio amletico circa gli uomini ed il sistema da schierare alla ripresa del campionato. Allora, a chi toccherà trascinare il Napoli domani sera contro il Milan. E soprattutto, l’Uomo del Salento intende rispolverare il 4-3-3, oppure dare continuità al 3-5-2, per rimanere in scia alla capolista Inter?
In questo senso, la riflessione riguarda il pieno recupero di Neres e Anguissa. Non va dimenticata tuttavia, l’altra versione degli azzurri, nient’affatto paragonabile a quella che abbina forza fisica e creatività, basata invece sulla visione di gioco espressa da Gilmour, in coppia con Lobotka. Testa alta, controllo del pallone e letture da scacchista per entrambi. Così la squadra ha sempre presente il piano generale, focalizzato sul possesso. Pur dovendo rinunciare a un offensive player come il brasiliano, dotato dell’innegabile gusto per la qualità del gesto tecnico.
Meditare tra controllo e ipecinetismo
Forse a condizionare il giudizio dei tifosi è proprio l’abilità dell’ex Benfica di determinare attraverso una giocata non scolastica. Balza subito all’occhio come tenti di far male a chiunque si frapponga tra lui e la porta, con piedi educatissimi e rapidità nello stretto. La gente pare consapevole che una volta isolatosi in situazione di uno contro uno, specialmente aperto alla massima ampiezza, il numero sette possa poi produrre qualcosa di estemporaneo, trasformandosi in una minaccia reale. Senza trascurare un piccolo particolare: alla fase offensiva mancano gli inserimenti del camerunese. Anche questa è una caratteristica cui l’allenatore non intende rinunciare a cuor leggero: il timing di Zambo, quando strappa in conduzione o si butta dentro, convertendo un movimento banale nel prerequisito per smarcarsi dietro i centrocampisti avversari.
Al contempo, si nota in maniera lampante quanto il doble pivote permetta al Napoli di scansionare costantemente la disposizione in campo di compagni e rivali. Partendo nominalmente da mezzala destra, Gilmour influenza comunque la manovra. Perché, nonostante non giochi da regista classico, ama farsi dare la palla anziché nascondersi. Per cui, nella risalita dal basso, piuttosto che accentrare esclusivamente il gioco sul playmaker slovacco, Conte ha la possibilità di decongestionarlo, eludendo la pressione esercitata dagli avversari.
Dubbi residui per non sbagliare
Del resto, già prima di ricevere il pallone, l’ex Brighton si guarda attorno, accumula informazioni, ed in breve elabora la traccia migliore per far progredire l’azione. Un’idea intelligente, quindi, schierare nello slot di mezzala un profilo meno orientato ad occupare i corridoi intermedi, però maggiormente a suo agio nell’associarsi sul breve. Abbassare lo scozzese affinché si avvicini magari a zone in cui può contribuire a consolidare il palleggio, grazie a connessioni mai rischiose o forzate, utili in ogni caso per bucare le linee avversarie.
In definitiva, a logorare Conte ancora qualche nodo relativo alle scelte di formazione. Dunque, prima di sciogliere definitivamente la gloria, ufficializzando uomini e modulo, deve smussare i dubbi residui. Messo davanti a un bivio tattico potenzialmente fondamentale, tutto ruota attorno alla voglia di scendere a patti tra sfruttare il talento di Neres o garantirsi una risorsa in più a centrocampo, estendendo il predominio del possesso con Gilmour.
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