Di Angelo Tortora 

 

(DIRE) Napoli, 20 feb. – “Abbiamo avuto in Italia una vicenda francamente incredibile. Abbiamo approvato in quattro Regioni d’Italia la stessa legge elettorale. Tre Regioni l’hanno approvata prima della Campania, senza nessuna contestazione da parte del governo. L’ultima Regione è stata il Piemonte che ha approvato una legge, ancora più restrittiva rispetto a quella della Campania, a luglio 2023. Il governo non ha impugnato nulla”. Lo ha spiegato, con riferimento alla legge sul cosiddetto terzo mandato, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, intervenuto all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar Campania. “C’è un mio collega, il presidente della Regione Veneto, che il terzo mandato lo sta finendo. È incredibile: quattro Regioni approvano la stessa legge e – ha aggiunto il governatore campano – una sola vede impugnata la propria legge in maniera, a mio parere, del tutto illegittima. La Regione è un ente costituzionale, la forma di governo fa parte delle competenze delle Regioni, a meno che non decidiamo di scioglierle. Anche da questo punto di vista siamo a una concezione del diritto che Sabino Cassese definirebbe islamica: il diritto che si può allungare, allargare, restringere, a seconda delle convenienze”. Parlando in linea generale del tema delle leggi elettorali, De Luca ha spiegato che “in Italia sono rispondenti non a una logica di equilibrio costituzionale, ma sono fatte da chi sta a Roma per eliminare i concorrenti che ha nei territori”. In particolare, “questa legge elettorale che prevede il non limite fino ai 5mila abitati è esattamente il contrario di quello che serve in termini di trasparenza. Quando amministri una grande realtà di milioni di persone – ha sottolineato – ma quale rapporto clientelare vuoi avere? Alla fine i cittadini valutano in piena libertà. È nella piccola realtà che puoi esercitare un potere di condizionamento”. De Luca ha aperto il suo intervento evidenziando che “siamo entrati nella stagione della postdemocrazia”, rimarcando: “È saltata la rappresentanza. Abbiamo rappresentanti che non rappresentano neanche loro stessi. Abbiamo a Roma rappresentanti che, sulla base delle leggi elettorali approvate nel nostro Paese, non rappresentano assolutamente nulla: sono frutto soltanto delle operazioni clientelari che si fanno fra forze politiche nazionali”. “Avevamo i grandi soggetti politici e sindacali – ancora il governatore campano – che erano luogo di selezione delle classi dirigenti. Oggi sono diventati gusci vuoti e la selezione dei gruppi dirigenti avviene in negativo in Italia, non in positivo. Cioè, avviene non sulla base di quello che si è realizzato nella vita, nell’attività amministrativa o professionale, ma solo in base alla capacità di fare da portaborse a qualche capo corrente di partito”.

 

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