Alle regionali in Campania mancano ancora una manciata di mesi, ma la questione del terzo mandato e’ centrale da tempo. Un dibattito che riguardava anche il resto del Paese, visto che altri ‘governatori’ di primo piano nelle strategie politiche dei maggiori partiti erano in ballo, ma che ora sembra concentrarsi sulla figura di Vincenzo De Luca. Il presidente della Campania, fin dalla sua rielezione, non ha mai nascosto di voler ‘allungare’ di cinque anni il suo mandato gia’ decennale, e, mattoncino su mattoncino, in questa e nell’altra legislatura ha costruito le condizioni che ha suo avviso potevano bypassare un principio stabilito dalla legge nazionale. Fino al 5 novembre scorso, quando, il consiglio regionale ha approvato con 34 voti favorevoli, 16 voti contrari, e un astenuto la proposta di legge ‘Disposizioni in materia di ineleggibilita’ alla carica di Presidente della Giunta regionale, in recepimento dell’articolo 2, comma 1, lettera f) della legge 2 luglio 2004, n. 165′, cosiddetta “terzo mandato”. Il testo legislativo e’ stato approvato con il voto favorevole dei gruppi della maggioranza di centrosinistra e della consigliera Valeria Ciarambino (gruppo misto), quelli contrari del centrodestra, del Movimento 5 Stelle, della consigliera Maria Muscara’ (gruppo misto) e l’astensione della consigliera Bruna Fiola (Pd). Per Palazzo Chigi, una norma regionale in contrasto con la Costituzione, con un “principio uniforme e inderogabile su tutto il territorio nazionale”, e, se viene meno in una regione “sacrifica una istanza unitaria”. Cosi’ a Palazzo Santa Lucia a Napoli, sede della giunta regionale, arriva venerdi’ scorso una richiesta di chiarimenti del governo, che entro il 10 gennaio prossimo dovra’ decidere se fare ricorso alla Corte Costituzionale contro la decisione del consiglio regionale campano.

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