Carlo Calenda, leader di Azione, ha duramente criticato la scarcerazione e il successivo rimpatrio di Osama al Najem, noto come Almasri, un cittadino libico coinvolto in crimini in Libia. Parlando con i giornalisti nei pressi di Palazzo Madama, Calenda ha sottolineato che il rilascio di Almasri “non è giustificabile nemmeno in nome della sicurezza nazionale”. Il caso, che ha sollevato polemiche politiche, ha visto il governo italiano prendere la decisione di liberarlo e rimpatriarlo, suscitando critiche soprattutto per la modalità con cui è stato trattato.
Calenda ha definito la situazione “una sagra dell’ipocrisia”, lamentando che tutti i governi, anche quelli di cui ha fatto parte, abbiano avuto a che fare con “tagliagole libici”, ma senza ammettere pubblicamente le implicazioni di tali decisioni. Ha accusato anche l’attuale opposizione, in particolare il Partito Democratico, di non riconoscere la verità riguardo alle scelte passate. Il senatore ha inoltre criticato la gestione del caso da parte del governo, dichiarando che non si può giustificare una scarcerazione in nome della sicurezza nazionale, se poi il criminale viene rimandato nel paese dove ha commesso i delitti. “Per la sicurezza nazionale, si scarcera una persona e si accompagna dove ha commesso i delitti, ma questa cosa è insopportabile” ha detto, denunciando una “lesione alla dignità” e una contraddizione nelle istituzioni.
Rivolgendosi direttamente al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, Calenda ha sottolineato che non è stato nemmeno possibile rivendicare con orgoglio la decisione presa. Ha concluso il suo intervento proponendo una soluzione alternativa: “Mollatelo nel deserto, ma non davanti ai suoi sostenitori”, criticando ulteriormente la gestione del caso.