“Dare dei pareri in momenti così delicati non è certo agevole, la giustizia deve fare il suo corso e spero che l’insegnante sia innocente, ma fa malissimo prendere atto che la scuola sia diventa una specie di zona franca, anziché un luogo delle meraviglie. Ormai la famiglia non si fida degli educatori e gli stessi educatori hanno perso la vocazione per fare questo lavoro. Si vuole far arrivare il concetto che il disagio giovanile sia la malattia del secolo, ma per recuperare i ragazzi servono educatori che amano quello che fanno”. Lo dice Eugenia Canfora, dirigente scolastica dell’Istituto superiore Morano al Parco Verde di Caivano, impegnata da anni per combattere la dispersione, nonché commendatore della Repubblica per l’impegno profuso nell’educazione dei giovani contro i clan, a proposito dell’insegnante della scuola “Catello Salvati” di Castellammare di Stabia (Napoli) arrestata, tra le varie accuse, per violenze sessuali su minore. “Non c’è giustificazione quando si tocca un argomento così delicato ed è difficile credere che nessuno si accorga di ragazzini che vengono trattati in questo modo, Come educatrice e come preside dico che tutto ciò che è emerso non è accettabile”, aggiunge la dirigente scolastica. “Abbiamo dimenticato che l’educatore è un qualcosa di speciale, un qualcosa di infinito, ma deve avere la vocazione, il codice di comportamento deve essere il Vangelo, mentre oggi fare l’insegnante è divenuto un complemento, un ripiego, si fa l’insegnante solo a km 0. Lavoro come è noto in un’area estremamente complessa, non può immaginare quanti docenti abbiano rinunciato a venire a lavorare alla mia scuola”. Infine, l’appello della preside: ”La scuola non è un luogo di stanze chiuse, piuttosto è una prateria di emozioni. Va ripreso il dialogo educativo, si è sbagliato tutti, dagli insegnanti ai genitori, ai presidi, tutti. Fermiamoci e riflettiamo. Interroghiamoci. Non si può arrivare a tanto ma quando si vede il fuoco a casa degli altri, si corre a casa con il secchio dell’acqua”.