di Ettore Varriale
Edoardo Bove sta bene potrebbe tornare a calcare i campi di calcio e presto riuscire a guadagnare anche la convocazione in Nazionale che ha dimostrato di meritare in quest’inizio di stagione folgorante per se stesso e per la sua brillante Fiorentina quello che però è più importante è che abbia già potuto riabbracciare i propri genitori che siamo certi, mai più potranno dimenticare quei terribili minuti vissuti domenica sera, ed i suoi affetti più cari Chi però forse tanto bene non sta è il mondo del calcio che continua ad evitare di approfondire le cause di tanti episodi simili succedutisi negli ultimi anni in un crescendo quanto meno sospetto e si accontenta di diagnosi incerte nebulose e frettolose che sembrano redatte apposta per tranquillizzare un po’ tutto l’ambiente Sono trascorsi 26 anni da quando Zeman invitò il calcio ad uscire dalla Farmacie inducendo Guariniello, il coraggioso Procuratore della Repubblica di Torino ad aprire una clamorosa inchiesta sul doping nel calcio conclusasi con qualche rinvio a giudizio qualche condanna e soprattutto con la prescrizione dei reati ascritti agl’indagati Siamo certi che quell’inchiesta fu sufficiente a far uscire definitivamente il calcio dalle Farmacie ? Difficile dirlo soprattutto alla luce di tanti altri episodi drammatici come quello di Bove, questo fortunatamente a lieto fine, e soprattutto delle tantissime morti premature di ex atleti per malattie neurovegatative o cardiocircolatorie , Astori, Vialli, Facchetti, Borgonovo, Anastasi, Schillaci , Ferruccio Mazzola, Signorini, Beatrice, Saltutti, Perego il triste elenco è lungo e purtroppo non si ferma qui Chi come noi ama il calcio vorrebbe non nutrire sospetti non essere dilaniato dal dubbio desidererebbe vedere vincere chi merita (sperando che sia la propria squadra del cuore) non chi bara sospettare che ci possa essere qualcuno che per vincere potrebbe essere disposto addirittura a mettere a rischio la vita di tanti ragazzi animati dalla passione prim’ancora che dalla brama di ricchezza e popolarità rischierebbe di essere davvero la tomba dello sport più bello del mondo
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