Alla fine dello spettacolo pubblico stanco a causa di una lunghezza dell’opera decisamente fuori dai canoni moderni ha applaudito. Ed è questo il criterio migliore per analizzare un lavoro. La Locandiera di Goldoni messa in scena in questi giorni al Mercadante da Antonio Latella ha conquistato il pubblico. Bravi tutti gli attori, con una superba  Sonia Bergamasco (Mirandolina), poi, in ordine alfabetico, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Annibale Pavone, Gabriele Pestilli e Marta Pizzigallo.

Portare in scena un lavoro che ha visto la sua prima assoluta ben 271 anni fa, nel 1753 è sempre un atto di coraggio. Perché il testo potrebbe essere superato, e perché ci sono state tante compagnie che l’hanno messa in scena, ed il paragone non sempre è agevole. La locandiera è la commedia più famosa di Carlo Goldoni. Descrive, in tre atti, la vita di Mirandolina, padrona di una locanda a Firenze, che fa innamorare di sé tutti i clienti. Ma ella abilmente sa come destreggiarsi tra i corteggiatori prendendosi gioco di loro: scherzando con tutti senza impegnarsi con nessuno.

In sede di presentazione lo stesso regista ha tessuto le lodi del lavoro. “Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità: innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia. Di fatto Mirandolina riesce in un solo colpo a sbarazzarsi di un cavaliere, di un conte e di un marchese. Scegliendo alla fine il suo servitore come marito fa una scelta politica, mette a capo di tutto la servitù, nobilita i commercianti e gli artisti, facendo diventare la Locanda il luogo da dove tutta la storia teatrale del nostro paese si riscriverà, la storia che in qualche modo ci riguarda tutti».

Si diceva che al pubblico il lavoro è piaciuto. Latella ha ridotto i tre atti originali a due: nonostante ciò la lunghezza è stata eccessiva. Il lavoro è filato via liscio. Il regista ha provato a restare fedele al testo, evitando di stravolgere il ruolo di Mirandolina: il suo tentativo di lasciare la donna al centro della commedia, senza scendere a compromessi voluti dai maschi, è riuscito. Unica nota stonata i costumi: gli abiti degli attori in scena non sono certamente come quelli che venivano usati quando Goldoni ha scritto la commedia,, ma decisamente di epoca successiva. Non proprio modernissimi, ma di qualche decennio fa.

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