di Sergio Curcio
Erano i primi anni ’60 e un Napoli invero modesto doveva rendere visita al Bologna di Fulvio Bernardinipieno zeppo di grandi giocatori, da Bulgarelli a Haller,da Pascutti a Nielsen, Perani e Janich. A Pesaola, allenatore degli azzurri, alla vigilia della trasferta gli venne chiesto da un cronista come avrebbe affrontato tatticamente la gara e il Petisso rispose come suo solito senza alcun dubbio: “Giocheremo una partita d’attacco senza dare loro respiro e la possibilità di costringerci in difesa”. La partita, inutile dirlo, fu un monologo del Bologna in attacco ed il Napoli chiuso in difesa strenua e senza scampo. Nel dopo gara lo stesso cronista che aveva rivolto a Pesaola la domanda della vigilia chiese lumi al tecnico su cosa fosse successo rispetto a quanto progettato e il Petisso senza smentire la sua napoletani Argentina rispose serafico: “Sono stati bravi. Ci hanno rubato la nostra idea…!”.
Ecco, domenica il Gasp e l’Atalanta hanno rubato semplicemente l’idea a Conte e al Napoli: aggressione alta, superiorità a centrocampo per orientare positivamente la gara e poi aspettare e ripartire in completa gestione della gara. Lo 0-3 finale? Facile a spiegarsi, più difficile, soprattutto per Conte, a digerirsi: L’Atalanta che Gasperini allena da 8 stagioni secondo i suoi dettami tattici, rigidissimi, è al momento, più squadra del Napoli che è di Conte da soli quattro mesi. Più squadra in senso completo dal punto di vista tattico, dell’organizzazione e della lettura del gioco dalle linee di copertura alle marcature preventive fino al raddoppio immediato sull’avversario se questi nell’uno contro uno dovesse avere la meglio su un compagno di squadra.
Questo detto a riprova che Conte che pure non s’è mai nascosto aveva e ha pienamente ragione nel dire da tempo che c’è ancora tanto da lavorare e che ” il grano messo in cascina ci servirà nei momenti di difficoltà”. Contro la Dea che Gasperini ha mandato in campo senza il suo bomber, Retegui, e con Pasalic uomo in più a centrocampo e non solo, demandato a non far giocare Gilmour, il Napoli ha perso quasi subito il possesso del centrocampo mettendo anche in difficoltà i difensori privi di un riferimento centrale per il continuo movimento dall’esterno verso l’interno di De Ketelaere e di Lookman, folletto imprendibile o quasi per Di Lorenzo, supportati dagli inserimenti costanti di Zappacosta e Ruggeri sulle fasce e di Pasalic e Ederson sul centro. Intrappolati come mosche sulla tela del ragno i centrocampisti azzurri hanno con grande difficoltà cercato di creare gioco senza trovare però gli spunti di Kvara, Politano e McTominay obbligati con Anguissa ad aiutare Gilmour costantemente “braccato” da un Pasalic a tutto campo.
Eppure, se vogliamo dirla tutta, i due gol orobici sono arrivati grazie a due enormi ingenuità dei difensori azzurri. Sul primo è stato Olivera a respingere di testa, verso il centro del campo, un cross che andava respinto verso la fascia laterale, mentre sul secondo Di Lorenzo invece di aggredire subito Lookman quando era ancora alquanto lontano dal limite dell’area, anche a costo di fargli fallo, gli ha concesso quel metro di spazio che il nigeriano, veloce di gambe e bravo nel tiro dalla media distanza, ha subito capitalizzato con una conclusione sulla quale anche Meret non è sembrato del tutto innocente. La reazione del Napoli dopo la prima marcatura c’è stata, immediata e rabbiosa, ma il palo pieno colpito da McTominay dopo neanche un giro di lancette è sembrato subito il segno del destino su quella che, a nostro avviso, ritenevamo la più difficile di tutto il ciclo “duro” del Napoli.
Dopo lo 0-3 del Maradona Conte e gli azzurri dovranno trovare ancora più stimoli e voglia per migliorare e concentrarsi da subito sulla difficilissima trasferta del Meazza contro l’Inter. L’Atalanta ha solo confermato di essere ormai una grande realtà non solo del calcio italiano e Gasperini, ove mai c’è ne fosse ancora bisogno, di essere come allenatore la migliore sintesi, per dirla alla Sacchi, di strateghi e tattici. Per il Napoli un incidente di percorso, se vogliamo, anche preventivabile, ma che non sminuisce il positivo percorso sin qui svolto dal tecnico e dalla squadra. La classifica vede gli azzurri ancora primi ma con la consapevolezza che il campionato sarà lungo e difficile per la concorrenza agguerrita e l’equilibrio che c’è nelle zone alte dove non si può più escludere l’ Atalanta per la vittoria finale. Una sconfitta dolorosa ma che non pregiudica i progetti azzurri e che offrirà a Conte e ai suoi ragazzi opportuni spunti di riflessione su come “aggredire” certe gare e…rubare l’idea (tattica) agli avversari.
fonte: focusitaliaweb