Il Napoli provvede a cristallizzare l’ultimo capitolo della rincorsa alla capolista Inter dando prova di grande fisicità e applicazione mentale contro l’Empoli. Del resto, l’efficacia della proposta di gioco sviluppata dagli azzurri passa necessariamente per questi due fattori. In effetti, finora, a determinare le fortune della squadra partenopea hanno largamente contribuito lucidità di testa e gambe brillanti. Quindi, quelli che criticano la gestione della rosa operata da parte di Conte trascurano (volutamente…) un piccolo particolare: il calo che talvolta ha frustrato le prestazioni dei singoli era fisiologico. Per cui non deve affatto sorprendere la sicurezza espressa al cospetto dei toscani.
Lunedì sera, infatti, si è rivisto un Napoli non solo concentrato, bensì propenso anche a gestire il possesso con grande intensità, ricorrendo a portiere e difensori centrali, in particolare Rrahmani. Una squadra che ha saputo dare continuità alla fase di attacco, senza paura di osare poi una verticalizzazione in più. Riempiendo come al solito la trequarti altrui con tanti giocatori, sfruttando una delle migliori prestazioni stagionali di Lukaku e McTominay. Così i partenopei sono riusciti a concretizzare le occasioni prodotte con costanza. E nel secondo tempo, anziché abbassare il baricentro, non si sono fermati, limitandosi a gestire il vantaggio. Anzi, hanno iperperformato sul piano delle connessioni offensive, creando un mucchio di pericoli alla porta empolese. Segnale inequivocabile di un gruppo che spesso ha dato l’impressione di essere un habitat perfetto. Nonostante in certe gare si sia inceppato di fronte al pressing asfissiante dei rivali.
Responsabilizzare il collettivo
Insomma, alla presenza di un Empoli mai domo, ben messo in mezzo al campo da D’Aversa, il Napoli ha dimostrato di avere sì un gioco collettivo assai efficace, nonché almeno un paio di profili cui affidarsi nella corsa scudetto: il belga e l’ex Manchester United. In grado di condurre una vera masterclass tattica su come mettere in difficoltà gli avversari. McT vincendo quasi ogni uno contro uno, e catturando una valanga di seconde palle, oltre a spadroneggiare nel corridoio intermedio mancino. Dal canto suo, Big Rom è stato letteralmente straripante. Marianucci, davvero una forza della natura, seppur ancora un po’ acerbo e disordinato, non ha perso riferimenti in uscita, quando rompeva la linea. Nondimeno, al numero 11 non è mancata la forza per tenerlo a distanza. Il gol dell’1-0 è scaturito proprio da una situazione di questo tipo. Col centrale a caccia dell’anticipo, sorpreso dalla facilità con cui Lukaku gli ha nascosto il pallone. E immediatamente dopo ripulito il possesso per lo scozzese, che ha messo il turbo e puntato Vàsquez.
Ad un occhio superficiale poteva sembrare normale amministrazione, invece questa soluzione fornisce indicazioni interessanti circa il prossimo futuro. Magari già dalla trasferta di Monza. Specialmente se Neres dovesse continuare a latitare. Ecco, qui forse viene a galla un problemino per Conte. Al momento, è il brasiliano a veicolare i rimpianti maggiori. Generalmente abituato a saltare l’uomo, appare incapace di una giocata estemporanea, fuori da schemi precostituiti. Inevitabile, perciò, responsabilizzare oltremodo una filosofia di gioco collaudato, dove l’improvvisazione lasci spazio al “platoon-system”.
Ritrovare Neres
Pochi offensive player sono stati immediatamente decisivi come Neres, che però attualmente assomiglia meno al buon ricambio che all’inizio doveva accontentarsi delle briciole, perché Kvaratskhelia continuava a essere l’idolo dei tifosi, malgrado svolazzasse in misura inferiore rispetto all’alieno atterrato sul pianeta Serie A nell’estate ’22. E chissà che il lungo tira e molla sul contratto non abbia inciso inesorabilmente sull’umore del georgiano. Persino scontato immaginare l’influenza nefasta sul suo rendimento, al punto da fargli smarrire certezze emotive e continuità tecnica.
Oggi l’ex Benfica di frequente eccede nel cercare la risoluzione individuale, sicché diventa irritante, sfiorando addirittura l’inconcludenza. Innegabile che gli avversari hanno imparato a conoscerlo, e studiandone il set di trick e trucchi, contenerlo in maniera adeguata. Dunque, peggiora nel profitto. Mentre in uscita dalla panchina detonava praticamente in qualsiasi occasione venisse buttato nella mischia, cannibalizzando la fascia nell’uno vs uno. E’ dura ammetterlo, ma il Napoli e Conte devono ritrovarne le giocate risolutive.
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