foto antimo piccirillo

È innegabile che nelle ultime due uscite, contro Inter e Fiorentina, il Napoli abbia tirato fuori la migliore versione possibile di sé, in termini di gioco, intensità e forza mentale. Per larghi tratti, infatti, gli azzurri hanno letteralmente dominato l’avversario di turno, costretto più che altro a resistere, piuttosto che provare a imporre la propria idea di calcio. Pressing alto e riaggressione sono state le armi principali con cui la squadra partenopea ha schiacciato nella propria metà campo i nerazzurri; nonché soffocato ogni velleità di rimonta ai gigliati. Costringendo entrambi a sopportare lunghe fasi di difesa posizionale e poco altro.

Insomma, rimane tutto sommato valida la sensazione che, al netto delle assenze di Anguissa e Neres, finora Conte sia comunque riuscito a trovare efficaci soluzioni alternative. Perchè Gilmour strappa sicuramente meno di Zambo in conduzione profonda. Però contribuisce a determinare sostanzialmente un due contro uno in zona centrale. In effetti, lo scozzese e Lobotka lavorano in superiorità numerica rispetto alla prima pressione. Perciò l’ex Brighton, affiancando il pivote slovacco, garantisce un surplus di fosforo e piedi educatissimi in costruzione. Mentre la mossa Raspadori, classica seconda punta “pura”, schierato a supporto di Lukaku, ha liberato il belga dai compiti di cucitura della manovra. Senza trascurare quanto il modulo con due attaccanti rende il Napoli pericoloso negli ultimi sedici metri.

Sviluppo asimmetrico in possesso

Allora, sembra davvero che il 3-5-2 stia agevolando l’Uomo del Salento, perché favorisce uno sviluppo asimmetrico del possesso. Funzionale a destrutturare il piano-gara predisposto dall’allenatore avversario, in virtù dei differenti movimenti compiuti da centrocampisti e laterali a tutta fascia. Abbiamo già visto come si connettano Gilmour e Lobotka. Una giocata in grado poi di spingere McTominay ad occupare il corridoio intermedio a sinistra. Scalando in avanti, alle spalle della mediana, McT offre ai compagni una nuova linea di passaggio. Quindi, dalla trequarti, diventa semplice per lui puntare l’area di rigore.

A rendere ancora più soffocante il palleggio dei partenopei, la spinta continua e infaticabile della catena di destra nello stressare i dirimpettai, arrivando con precisione e facilità nell’ultimo terzo di campo offensivo attraverso le conduzioni oppure coi tagli senza palla. Evidente la volontà di stimolare Di Lorenzo a sovrapporsi internamente, lasciando che sia Politano a cantare e portare la croce esternamente. Sopportando l’esigenza di coprire lo spazio difensivo alle sue spalle: cioè, ipoteticamente uno svantaggio. Situazione, nondimeno, compensata dall’atteggiamento prudente di Spinazzola, che rimane aperto a sinistra, sebbene ad un’altezza più bassa rispetto all’ex Sassuolo sul lato opposto. Presupposto fondamentale per mantenere un certo equilibrio tattico in caso di transizione.

Ridisegnare il 4-3-3

In definitiva, all’ombra del Vesuvio, con la giornata di campionato che si chiude col big-match tra Atalanta e Inter, continuare ad avere fiducia, oltre a nutrire pensieri assai ambiziosi, non appare del tutto pretestuoso. Del resto, i recuperi di Anguissa e Neres consentono a Conte di gestire al meglio le rotazioni, pareggiando la panchina lunga delle altre concorrenti allo scudetto. In particolare, per correggerlo in corso d’opera, magari ridisegnando tatticamente il Napoli sui principi del 4-3-3, tornerà utile la capacità del camerunese di gestire il pallone e aggredire la profondità; come il brasiliano potrebbe aiutare a spezzare i raddoppi con le sue doti in campo aperto. Mosse funzionali a dare ampiezza alla manovra, con l’esterno ex Benfica devastante se mette i piedi sulla linea, così da dilatare le distanze alle difese altrui, obbligate a scivolare velocemente da un lato all’altro del campo. Creando al contempo il classico spazio da saturare con le corse di una mezzala d’inserimento come il numero 99.

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