Il Papa ha archiviato l’ultima crisi, quella del broncospasmo che aveva riportato ansia sul suo stato di salute.
I medici riferiscono che è stabile e quindi la situazione non è peggiorata da quell’episodio di venerdì. Continua l’ossigenoterapia ma senza la maschera e non ha febbre. Un lieve miglioramento, dunque, ma il quadro resta complesso e la prognosi riservata. In una situazione del genere infatti non si posso escludere altre criticità, come le due importanti crisi respiratorie che ha vissuto nell’arco di queste due settimane.
Oggi, domenica, è stata anche la giornata dell’Angelus, per la terza volta non pronunciato e diffuso solo con un testo scritto. “Da qui la guerra appare ancora più assurda”, scrive il Pontefice. C’è poi nelle sue parole tutta la sua fragilità vissuta però come “benedizione” perché “in questi momenti impariamo ancora di più a confidare nel Signore”.
Il Papa oggi ha visto anche i suoi due principali collaboratori: il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e il Sostituto mons. Edgar Pena Parra. Sui contenuti dell’incontro non trapela ufficialmente alcun elemento. Ma è immaginabile che Francesco abbia voluto parlare con i suoi principali collaboratori, che nella vita ordinaria incontra tutte le settimane, per decidere come gestire i prossimi appuntamenti e le decisioni, considerato che il ricovero sarà ancora lungo.
Nel consueto bollettino diramato in serata dal Vaticano si riferisce che “le condizioni cliniche del Papa si sono mantenute stabili anche nella giornata odierna; il Papa non ha necessitato di ventilazione meccanica non invasiva, ma unicamente di ossigenoterapia ad alti flussi; è apiretico. In considerazione della complessità del quadro clinico, la prognosi rimane riservata”. Viene anche specificato che “questa mattina il Papa ha partecipato alla messa, insieme a quanti in questi giorni di degenza si prendono cura di lui, quindi ha alternato il riposo alla preghiera”. Se dopo 48 ore dall’ultima crisi è stabile si può dedurre – spiegano fonti vaticane – che il broncospasmo e la conseguente inalazione di vomito non hanno avuto conseguenze.
Francesco oggi è tornato a fare sentire le sue parole attraverso l’Angelus che ha preparato (non pronunciato) e che ha fatto diffondere. Il pensiero sempre al mondo attraversato dai conflitti: “Prego soprattutto per la pace. Da qui la guerra appare ancora più assurda. Preghiamo per la martoriata Ucraina, per Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Kivu”. Poi quel riferimento alla sua condizione di malato tra tanti malati: “Avverto nel cuore la ‘benedizione’ che si nasconde dentro la fragilità, perché proprio in questi momenti impariamo ancora di più a confidare nel Signore; allo stesso tempo, ringrazio Dio perché mi dà l’opportunità di condividere nel corpo e nello spirito la condizione di tanti ammalati e sofferenti”.
Francesco in questi giorni è inondato di messaggi, preghiere, disegni dei bambini: “Sento tutto il vostro affetto e la vostra vicinanza e, in questo momento particolare, mi sento come ‘portato’ e sostenuto da tutto il Popolo di Dio. Grazie a tutti!”, scrive nel testo che accompagna la preghiera mariana della domenica . E conclude con una nota ottimista anche perché, nonostante il calvario e l’altalena delle sue condizioni, non ha perso – riferiscono fonti a lui vicine – la serenità e il buon umore. E quindi il saluto a tutti non può che essere un “arrivederci”.