“Di fronte a una crisi democratica, con la metà dei cittadini che non va a votare e la gente che non si sente rappresentata, noi pensiamo che i referendum, che parlano dei problemi e dei diritti delle persone che lavorano, siano il modo migliore per difendere, praticandola, la democrazia”. Così il leader della Cgil, Maurizio Landini a margine dell’assemblea organizzata a Napoli per il lancio della campagna per il voto ai quesiti referendari. Secondo Landini, “il referendum, diversamente dalle elezioni politiche o amministrative, non è un voto che delega qualcun altro di rappresentarti, ma permette ad ogni singolo cittadino di essere protagonista di un cambiamento”. “Non a caso – ha aggiunto Landini – se raggiungiamo il quorum e il nostro obiettivo è questo, immediatamente, il giorno dopo, ci sono dei miglioramenti nella vita delle persone. Perché milioni di persone avranno delle tutele in più contro i licenziamenti che oggi gli sono state tolte, avrai milioni di persone che oggi sono precarie, con contratti a termine che non finiscono mai, che avranno la possibilità di essere assunte. Milioni di persone che oggi, lavorando negli appalti, rischiano gli infortuni e, in alcuni casi, la vita che avranno tutele in più e ci sarà una responsabilità delle imprese. Avrai milioni di persone che lavorano nel nostro paese, che pagano le tasse da anni, ma che non hanno la cittadinanza. E quindi, per quello che ci riguarda, è un cambiamento molto importante. E credo sia un modo anche per riavvicinare le persone alla politica e alle istituzioni, perché uno strumento per dire che debbono tornare ad occuparsi dei problemi materiali di vita delle persone”. “Noi – ha detto ancora Landini – non possiamo essere un paese che invecchia, che vede i giovani che sono precari che se ne vanno. Se vogliamo dare un futuro al nostro paese, abbiamo bisogno che i giovani le loro intelligenze le utilizzino per cambiarlo. E per poterlo fare hanno bisogno di un lavoro che non sia precario, di un lavoro che sia ben retribuito. Questo riafferma un elemento di libertà, perché le persone non sono libere quando sono precarie, sono sfruttate, sono ricattate. Le persone non sono libere se non hanno uno stipendio che gli permette di vivere con dignità, le persone non sono libere se sui luoghi di lavoro e lungo la filiera del degli appalti, ti infortuni o addirittura muori. Le persone non sono libere se il servizio sanitario non è garantito a tutti, le persone non sono libere se tutti non hanno il diritto di poter studiare, di poter aggiornare le proprie competenze”. “Quindi – ha concluso Landini – la nostra non è una battaglia di retroguardia o di difesa, la nostra è una battaglia per dire che quello che sta succedendo nel mondo e in Italia, la rivoluzione digitale, il cambiamento climatico, ha bisogno di un nuovo protagonismo, di una nuova partecipazione delle persone”.

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