Il comprensorio sciistico di Roccaraso ha registrato un’affluenza di oltre 10.000 persone nella seconda ondata di turismo campano, con 2.500 visitatori arrivati da Napoli tramite 40 bus autorizzati. Nonostante un calo rispetto ai numeri precedenti, il sindaco Francesco Di Donato ha rassicurato che il sistema organizzativo ha retto bene, e ha ribadito che questo modello potrà essere replicato nei prossimi weekend. “Il messaggio non è che dobbiamo essere di meno, ma che la gestione è stata efficace”, ha dichiarato Di Donato.
La situazione, che aveva visto una settimana fa il caos con l’arrivo improvviso di 250 pullman e circa 10.000 napoletani, ha riacceso una vivace polemica. Durante le interviste, il sindaco è stato affrontato dal tiktoker Anthony Sansone, che gli ha chiesto pubblicamente scuse per l’accaduto. Di Donato ha cercato di stemperare la situazione, esprimendo affetto per i napoletani e sottolineando che Roccaraso è legata alla comunità campana. “Vi voglio bene, a tutti i napoletani, forza Napoli”, ha replicato, cercando di mettere fine alla polemica.
Nel frattempo, la maestra di sci Simona Di Padova ha criticato l’allarmismo creato dai media, precisando che le condizioni sulle piste erano ottimali, nonostante il tempo inclemente. Ha anche lamentato che molti turisti, rimasti nel paese, non raggiungono mai gli impianti sciistici, rimanendo al piazzale dei giochi della gioventù, creando false impressioni di scarsa affluenza.
La polemica ha preso una piega ancora più accesa quando Francesco Borrelli, deputato di Avs, ha risposto a Sansone, dicendo che il suo comportamento non rappresenta Napoli, una città legata a tradizioni culturali e non alla criminalità. “Vergognatevi, Napoli non c’entra con voi”, ha detto Borrelli, che ha poi replicato con durezza all’influencer, accusandolo di danneggiare l’immagine della città.
La vicenda ha raggiunto anche Roma, dove durante la partita tra Roma e Napoli è comparso uno striscione “anti-napoletani” in curva sud con la scritta “Solidarietà alla popolazione di Roccaraso”, seguito da altri striscioni goliardici che inneggiavano alla “liberazione” del paese.