Agnelli malformati, senza orecchie o con un solo occhio: sono queste le prime immagini choc della Terra dei Fuochi, balzate alla cronaca 20 anni fa da Acerra (Na). E oggi che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha riconosciuto l’esistenza di danni alle persone e al territorio con una sentenza di portata storica, quelle immagini tornano alla mente di molti, in particolare del 36enne Alessandro Cannavacciuolo, nipote di Vincenzo e figlio di Mario, i due pastori di Acerra che ebbero il coraggio di denunciare cosa accadeva nelle loro campagne, di far vedere a tutti quegli agnelli malformati perchè le loro madri mangiavano erba avvelenata e bevevano acqua contaminata. Vincenzo morì di cancro al polmone nell’aprile 2007, Mario ha invece animato con il figlio Alessandro il Comitato Terra dei Fuochi, firmando il ricorso per far accertare le gravi mancanze dello Stato in ordine alla tutela della salute e contro l’inquinamento, dovuto allora soprattutto a rifiuti industriali che venivano smaltiti illecitamente, spesso sotterrati, da imprenditori senza scrupoli. “Questa sentenza è soprattutto per mio padre e mio zio, rovinati dall’inquinamento”, dice Alessandro; “hanno finalmente avuto giustizia, ma i morti non ce li ridarà nessuno”. Le pecore furono sequestrate, nel loro sangue vi si trovarono alte concentrazioni di diossina e altre sostanze inquinanti, così come ciò avvenne anche nel sangue dei fratelli Cannavacciuolo. Mario è però sopravvissuto al fratello, e ha continuato la sua battaglia di denuncia, con il figlio Alessandro, riuscendo a far condannare per disastro ambientale anche tanti inquinatori, come i fratelli imprenditori Pellini.