Un gruppo di lavoratori della sede casertana dell’azienda di informatica Softlab ha presentato ricorso al giudice del lavoro del tribunale di Santa Maria Capua Vetere chiedendo l’annullamento del verbale di conciliazione firmato in occasione del passaggio dalla multinazionale Jabil di Marcianise, da cui provenivano, appunto a Softlab. Si tratta dei lavoratori della Jabil che qualche anno fa, causa crisi produttiva lamentata dall’azienda Usa dell’elettronica, decisero di accettare il piano di reindustrializzazione presentato da Jabil nei tavoli istituzionali, davanti dunque a Regione Campania, Ministero e sindacati, lasciando così la multinazionale a stelle e strisce per essere ricollocati in Softlab. Il passaggio avvenne in un periodo in cui Softlab sembrava avere il “vento a suo favore”, avendo aperto anche una sede nel centro di Caserta alla presenza del governatore Vincenzo De Luca. Ed invece la reindustrializzazione è fallita, visto i lavoratori della sede casertana di Softlab non sono impegnati in alcun processo produttivo e sono sempre stati in cassa integrazione, e ad oggi lamentano stipendi arretrati, protestano continuamente e non hanno alcuna prospettiva produttiva futura. A passare da Jabil in Softlab furono 250 lavoratori, oggi ne restano 150, e un gruppetto di loro ha deciso di rivolgersi agli avvocati Patrizia Totaro e Giuseppe Marziale per provare, come ultimo seppur difficile tentativo, di annullare il passaggio a Softlab e tornare in Jabil. ecco quindi il ricorso per far annullare il verbale di conciliazione firmato con Jabil, in cui i lavoratori dichiaravano di accettare il passaggio in Softlab, e ciò avendo la garanzia delle istituzioni, e di non avere nulla a pretendere dalla multinazionale; il ricorso è stato presentato contro la Regione Campania, il Ministero delle Attività Produttive (oggi Mimit) e i sindacati, tutti responsabili, a detta dei lavoratori, di avere avallato il piano di reindustrializzazione presentato dalla multinazionale Usa, e di non aver poi fatto nulla per fare in modo che Softlab rispettasse l’impegno pattuito di garantire processi produttivi e un futuro reale ai lavoratori. Il reintegro in Jabil sarà quasi impossibile, vista la decisione dell’azienda di chiudere lo stabilimento di Marcianise entro marzo prossimo, con il licenziamento collettivo dei 413 addetti rimasti. Ma il ricorso presentato dal gruppetto di lavoratori Softlab, se accolto, potrebbe portare a risarcimenti ingenti a favore dei ricorrenti, e aprire la strada ad eventuali ricorsi da parte di altri lavoratori, in un momento in cui la Jabil vuole andarsene definitivamente dall’Italia e vorrebbe che i suoi 413 addetti passassero in un’altra azienda (la Tme), proprio come avvenuto per quelli ricollocati in Softlab. E soprattutto sancire il principio che le istituzioni non sono irresponsabili quando avallano scelte aziendali, anche legate a congiunture di mercato, con ripercussioni sui lavoratori.

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