“La mia preoccupazione sulla tenuta della democrazia è fortissima”. Lo ha detto Romano Prodi, parlando degli Stati Uniti durante la presentazione a Milano del libro scritto con Massimo Giannini ‘Il dovere della speranza’ (Rizzoli). ”Oggi Musk ha detto ai tedeschi ‘ma cosa volete ricordare? I vostri padri? I vostri nonni? Basta’. la rottura della memoria – ha avvertito Prodi – è un passaggio verso l’autocrazia. Mai avrei pensato che il grande Paese della democrazia cambiasse bandiera”. Quello che sta accadendo negli ultimi 15 giorni in Usa ”è il più grande cambiamento vissuto nella mia vita”, ha detto Prodi. ”Se Musk, che ha tutti gli strumenti quantitativi di previsione – ha aggiunto – ha detto ai tedeschi ‘scordatevi del passato’, io ho paura che abbia trovato un punto di debolezza della democrazia. È un’interferenza del tutto nuova nella nostra vita democratica ed è curioso che venga tollerata dai cosiddetti patrioti”.
Prodi, oggi serve un serio radicalismo. C’è bisogno di programma, lo dico all’interno come all’estero
(ANSA) – MILANO, 27 GEN – “Qui si reagisce solo non mediando e facendo finta di niente come sta facendo la Commissione Ue in questi giorni. Qui c’è bisogno di coesione su un programma diverso. C’è bisogno di un serio radicalismo che ribalti la situazione. E se lo dico io, che radicale non lo sono mai stato…”. Con queste parole Romano Prodi ha strappato una risata alla platea arrivata alla presentazione del suo libro a Milano. Altrimenti, ha aggiunto, “attenzione che nel mondo, e molti anche in Italia, molti si stanno assuefacendo a Trump” Serve, per il padre dell’Ulivo, “una proposta seria: la redistribuzione dei redditi, la protezione sanitaria, la questione fiscale. Poi bisogna rendere di nuovo potente l’Europa. Stiamo sopportando che l’ unanimità sia una regola democratica. Non lo è. La sinistra dovrebbe dire che la unanimità ci sta rendendo miserabili”. L’unanimità, ha rincarato, “ci distrugge. L’euro l’abbiamo fatto senza unanimità”. Alcune cose fondamentali, come “la difesa europea o l’armonizzazione fiscale, le dobbiamo fare con chi ci sta”. “Serve avere un programma, ne insisto all’interno come all’estero, – ha concluso – sennò noi non ribaltiamo la situazione”.