Altro che penultima città in Italia come da classifica del Sole 24 Ore. Per Renzo Albore Napoli è addirittura la più bella città del mondo. E’ quanto il cantante/presentatore ha detto in un’intervista al Mattino

“Sono stato a Napoli un mese fa. Ho portato dieci amici in giro per la città. Il tour delle bellezze: Mergellina, Castel dell’Ovo, Sant’Elmo, il Cristo velato, il centro storico, il lungomare. E ho trovato una città ordinata, pulita, quartieri frequentabili, dove mi sono goduto anche delle belle passeggiate. Non l’ho trovata così intasata neppure dalle famigerate trattorie o friggitorie. Mi è parsa una città vitale, cresciuta, allegra e piena di luce, Mi è parsa essere in un momento davvero positivo. Del resto, quale altra città ti offre quello che offre Napoli? Il piacere di una passeggiata vicino al mare, di un ristorante con una vista unica, l’arte ad ogni angolo, la storia. A me pare che Napoli, vista così come l’ho vista io, stia bene, in forma”, ha aggiunto Renzo Arbore.

“La qualità della vita è un concetto ampio, complesso, pieno di sfumature. Ci sono i dati dell’economia, certamente, e Napoli anche in questo mostra passi avanti importanti. Ma poi c’è tutto il resto: i turisti che scelgono Napoli, perché ci vengono? Cosa trovano in questa città che non trovano da nessun’altra parte? Questa è una domanda importante da farsi. Perché Napoli è la città più bella del mondo. Lo lasci dire a uno che ha girato parecchio. Ne ho viste di città bellissime, in ogni angolo. Ma Napoli è insuperabile. Con tutto il rispetto che si deve a ogni città italiana, che amo molto, tutte molto belle, nessuna di loro regge il paragone con Napoli. Direi sotto nessun punto di vista. Basti sentire i commenti in giro su Napoli per capirlo”, ha sottolineato il noto artista.

Infine un ricordo: “C’era un periodo in cui ci si divideva tra Napoli sì e Napoli no. Napoli doveva avere una chance oppure no? Era recuperabile o perduta? Io, Luciano De Crescenzo, Riccardo Pazzaglia, eravamo quelli di Napoli sì. Noi parlavamo sempre di Napoli. In ogni contesto, in ogni momento. Ci abbiamo ambientato i nostri film, quando nessuno lo voleva fare. Io venivo tacciato di cartolinismo perché parlavo del sole, del paesaggio, delle vecchie canzoni napoletane, che all’epoca erano snobbate mentre oggi tutti le cercano. Ce n’è voluto per fare questo lavoro. Con Luciano, con Pazzaglia, con Antonio Lubrano, eravamo una colonia romana sofferente. Sentivamo parlare male di Napoli e non riuscivamo a stare zitti. Poi la chance è arrivata, col G7, 30 anni fa. E Napoli ha cominciato a crescere, a cambiare volto”.

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