Cose che so essere vere: che dire, un lavoro coinvolgente, che ti tiene avvinto all’inizio alla fine. Col pubblico che segue con attenzione i movimenti sul palco dei 6 attori, tutti molto bravi. Una storia nella quale alla fine tutti si ritrovano. Perché tutti noi, indistintamente, proviamo a dare all’esterno l’impressione di essere una famiglia normale. Ma poiché la normalità non è di questo mondo, prima o poi vengano fuori i problemi che ci sono in tutte le case di questo mondo. Certo, magari in questo caso si esagera un attimino: non esiste che tutti hanno problemi come quelli che ritroviamo nella casa di Giuliana De Sio, la madre padrona.

La storia in sé è banale. Quando la figlia più piccola, che dall’Australia ea andata in Europa per un viaggio che avrebbe dovuto completare la sua crescita, trova a casa delle situazioni particolari. I suoi tre fratelli hanno tutti dei problemi. Con la mamma, appunto Giuliana De Sio, che sembra sempre sapere tutto, prima ancora che le cose le vengano dette.

Storie a volte un po’ incredibili: un crescendo a volte eccessivo, ad esempio quando uno dei figli, che passa per un sciupafemmina, dice a genitori che si sente donna, e che ha avviato le procedure mediche per cambiare sesso. O quando l’altro fratello, quello in carriera, dichiara al padre ed alla madre di aver rubato ingenti cifre, e che rischia di finire in galera. Andrew Bovell, autore del testo, non ha badato a spese, da questo punto di vista.

L’unica sorpresa arriva nel finale, anche se a dire il vero la cosa era stata anticipata nella prima scena. La morte della mamma-padrona in realtà non aggiunge nulla, serve solo a dare una conclusione ad una commedia che avrebbe potuto andare avanti a tempo indeterminato. Non esiste una trama, sono tante situazioni legate solo dal fatto che si svolgono nella stessa famiglia.

Ma il segreto della commedia è questo. Alla fine ognuno pensa alle follie di una famiglia all’apparenza normale, salvo poi alla fine riconoscersi in certe dinamiche. La normalità non esiste.

 

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