La tragedia avvenuta oggi sulla funivia del Monte Faito, in cui hanno perso la vita quattro persone, riaccende i riflettori su una storia già segnata da gravi incidenti. Non è infatti la prima volta che l’impianto che collega Castellammare di Stabia alla vetta del Faito è teatro di eventi drammatici.
Il precedente più grave risale al Ferragosto del 1960, quando un errore umano provocò una corsa fuori controllo della cabina in discesa: il mezzo non riuscì a frenare e si schiantò sui binari della linea ferroviaria Circumvesuviana. Anche in quel caso il bilancio fu pesante: quattro morti e trentuno feriti. In seguito a quell’incidente furono effettuati importanti lavori di manutenzione straordinaria e le cabine vennero completamente sostituite.
Negli anni successivi, l’impianto è stato sottoposto a vari interventi di ammodernamento e controllo. Tuttavia, un altro episodio allarmante si verificò il 18 luglio del 2021: una cabina rimase bloccata per oltre un’ora durante la discesa a causa di un blackout che interessò il centro storico di Castellammare. A bordo si trovavano 31 persone, tra cui 5 bambini. Fortunatamente, l’entrata in funzione del gruppo elettrogeno consentì di riportare la cabina a valle senza conseguenze per i passeggeri, ma l’episodio sollevò interrogativi sulla vulnerabilità dell’impianto.
Alla luce dell’incidente odierno, con il bilancio tragico di quattro vittime, un ferito grave e un disperso, la memoria di quegli eventi passati torna prepotente.